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Laurentino Laurentina / Via di Acqua Acetosa Ostiense

Laurentino, si sogna l'allargamento del parco. Gli sfasci l'ostacolo più grande

L'allargamento del perimetro della Riserva Laurentino Acqua Acetosa, in fase di approvazione, chiama in causa il tema degli autodemolitori lì presenti. Ass. La Scintilla: "Sono stati trasferiti lì provvisoriamente nel 2003. Vanno ricollocati altrove, come il Municipio ha già richiesto"

Il futuro del polmone verde del Laurentino, oggi ridotto ad un’impraticabile, puntiforme e spesso martoriata riserva, dipende dalla Regione.  E’ alla Pisana che spetta infatti il compito di approvare il Piano di Assetto dell’area.  Si tratta di una decisione importante, a lungo attesa, che non può prescindere dalle istanze emerse dal territorio. Né tantomeno da quelle espresse dal Municipio IX. A partire dalla ricollocazione degli autodemolitori.

LA NATURALE CONTINUAZIONE - Tra quanti chiedono che i cosiddetti “sfasciacarrozze” siano trasferiti, c’è l’Associazione culturale La Scintilla. “Sembra che continuino ad esserci problemi sull’inserimento nel Parco di un’area limitrofa in parte abbandonata e in parte occupata da attività di autodemolizione osserva il Presidente de La Scintilla. Ed è un paradosso perchè lì furono trasferite ‘provvisoriamente’ nel 2003 da Tor di Quinto. L’area deve invece essere assolutamente compresa nel Parco perché - sottolinea l'Associazione -  è la sua naturale continuazione”.

I POTENZIALI PERICOLI - La prossimità degli “sfasci” all’area che si vorrebbe tutelare, non è del resto scevra da potenziali pericoli. “Lo scorso anno le autodemolizioni sono state teatro di due grossi incendi – ricorda l’Associazione Culturale - cosa sarebbe successo se l’area del Parco fosse stata già riforestata?” Un dubbio legittimo. Per questo si continua a chiedere la ricollocazione altrove degli sfasci, anche per dare  “seguito alla deliberazione approvata all’unanimità dal Consiglio del IX Municipio” che proprio un loro trasferimento aveva chiesto. In questo caso la parola spetta a Roma Capitale finora rimasta sorda agli appelli lanciati dall'Ente di prossimità e dalle realtà associative territoriali.
 

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