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Laurentino Laurentina / Via di Castel di Leva

Agro romano, fossi bonificati nel periodo della nidificazione: "Metodi antiquati e costosi"

Le sponde dei fossi di Perna e della Selcetta, nella Riserva di Decima Malafede e quello della Castelluccia, sotto Fonte Laurentina, sono stati ripuliti. Romano (Ass.Casali della Memoria): "Ma perchè hanno usato le ruspe?"

Ci sono piccoli specchi d'acqua che attraversano l'agro romano. Si tratta di fossi apparentemente innocui, con una portata idrica a prima vista esigua. Eppure svolgono una funzione chiave sia dal punto di vista naturalistico che sul piano idrogeologico. Alcuni di questi corsi d'acqua, nel quadrante meridionale della capitale, sono stati puliti in una maniera che ha destato molte perplessità.

Il ricorso alle ruspe

"Hanno usato le ruspe per sistemare le sponde del fosso della Castelluccia, fino alla confluenza con il Rio Pedroso – ha fatto notare Maurizio Romano, presidente dell'associazione I Casali della Memoria – perchè lo hanno fatto? In questa stagione poi in cui nidificano gli uccelli" ha sottolineato il cittadino, autore anche di un video che testimonia il tipo di lavoro svolto. Alle immagini fanno da sottofondo i versi di qualche volatile. Forse una gallinella d'acqua che, come i germani reali, popolano tutti i corsi d'acqua dell'agro romano.

Per il fosso della Camilluccia il Consorzio di Bonifica dell'Agro Romano, aveva stanziato 19mila euro. "Complessivamente l'ente che fa capo alla Regione Lazio – spiega l'assessore municipale Marco Antonini (M5s) – ha stanziato oltre 800 mila euro  solo per la bonifica dei corsi d'acqua nel lotto Ardeatina-Malafede". Una somma tutt'altro che trascurabile per sistemare gli argini di questi piccoli specchi d'acqua. 

Il periodo di nidificazione

"I lavori sono partiti nella Riserva di Decima Malafede ad esempio alla Selcetta e nella Valle di Perna e proprio nel periodo della nidificazione. Ed hanno danneggiato alberi ed arbusti sulle sponde. Ma ci ha rimesso anche la fauna ittica, come i piccoli crostacei che popolano questi fondali e, come detto, l'avifauna". E' convenzionalmente considerato un periodo della nidificazione quel lasso temporale che si estende da marzo ad agosto. "E' il periodo che coincide con i divieti di caccia" spiega Antonini. Al di là dei limiti imposti all'attività venatoria, peraltro non praticabile nei confini della Riserva, va affrontato il tema degli interventi.

Le rive devastate dei fossati/ Foto M. Romano e M. Antonini

L'opzione naturalistica

Quelli che si eseguono sono costosi, spesso prevedono l'utilizzo di mezzi meccanici, e devono essere ripetuti nel tempo" valuta l'assessore municipale, già presidente del WWF Lazio. Esistono però modalità meno invasive per trattare le rive dei fiumi. "In Germania ma anche in Alto Adice si predilige una sistamazione naturalistica del corso d'acqua. Le sponde vengono palificate, il fosso resta ombreggiato e si costruiscono delle casse di espansione. In tal modo l'altezza dell'acqua diminuisce e viene naturalmente assorbita dal terreno".

Metodi antiquati e costosi

Anche nel territorio c'è chi ricorre, autonomamente, alla sistemazione naturalistica. "Mi viene in mente, come esempio virtuoso, la fattoria Momigliano di Trigoria. In generale però – osserva il naturalista – si continuano a seguire metodi antiquati e costosi che, oltrettutto, rischiano d'essere pericolosi: nel caso di piena la velocità dell'acqua, non incontrando ostacoli, ha un effetto dirompente e rischia di allagare le campagne circostanti". Un motivo in più per prendere in considerazione modalità alterantive di sistemazione dei corsi d'acqua. Comunque sempre lontano dalla stagione riproduttiva. Basterebbe, al riguardo, rivedere la programmazione degli interventi. Germani e gallinelle d'acqua già apprezzerebbero.

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