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I rom trasferiti a La Barbuta tornano a Tor de Cenci: “Non possiamo vivere là”

Difficile convivenza e scuola troppo distante, ecco i motivi del ritorno al campo sulla Pontina

Dopo meno di due mesi nel campo rom de La Barbuta, al confine con il comune di Ciampino, sono tornati “a casa” nell’insediamento di Tor De Cenci. I circa ottanta rom bosniaci che ad agosto, dopo l’ordinanza di sgombero del sindaco, erano stati trasferiti nel nuovo campo, stamattina hanno fatto le valigie e sono tornati sulla Pontina. Sono arrivati a bordo di una decina di furgoni e li hanno parcheggiati là dove, prima dello sgombero, sorgevano i loro container. E dove oggi rimangono solo le piattaforme di cemento con il collegamento per la fogna, l’elettricità e l’acqua che da alcune tubature fuoriesce. “In quel campo non possiamo vivere” hanno affermato spiegando come la convivenza con la comunità de La Barbuta, di etnia montenegrina e serba, si sia rivelata impossibile. “Ora non sappiamo che ne sarà di noi. Da qui non ce ne vogliamo andare. Dormiremo nei furgoni”. Intanto sul posto è arrivata la sala sociale del Comune di Roma e i vigili urbani.

LA DIFFICILE CONVIVENZA – Il motivo principale che ha spinto queste famiglie a tornare a Tor De Cenci è stata la difficile convivenza con la comunità già presente nel campo. “Non ci hanno accettato fin dal primo giorno che siamo arrivati” racconta una giovane ragazza già madre di una bambina. “Bastava un piccolo pretesto, anche un bisticcio tra bambini piccoli, per litigare e arrivare a minacciare di usare la violenza. Anzi, in alcuni casi ci si è arrivati. Io ho iniziato ad avere paura a far giocare i miei bambini per il campo, li tenevo chiusi nel container” racconta un’altra madre mentre il marito cerca di montare una tenda per la notte.

LA SCUOLA E LA CITTA’ – “Da qui arrivavo a scuola in un quarto d’ora, mentre la prima settimana da Ciampino ci vuole più di un’ora, traffico permettendo” racconta una ragazza che fa la seconda media nelle scuole di Tor De Cenci. “Questo incide molto sull’autonomia di questi ragazzi e anche sulle relazioni sociali che sono in grado di sviluppare perché finita la scuola avevano un po’ di tempo da passare con i propri compagni. Oggi arrivano in classe a lezione già iniziata e se ne vanno prima. Così non c’è nessuna speranza di integrazione” spiega Paolo Perrini di Arcisolidarietà che lavora da anni nel campo per favorire l’integrazione scolastica. Inoltre il quartiere è raggiungibile a piedi dal campo rom di Tor De Cenci mentre La Barbuta è un luogo più isolato. “E poi molti di noi raccolgono i ferri vecchi o svuotano le cantine e la gente del quartiere ci conosce” raccontano.

Campo nomadi a Tor de' Cenci - foto Sina/RomaToday

LA RICHIESTA AD ALEMANNO – “Ho mandato un messaggio al sindaco Alemanno. Gli ho scritto che la prova a La Barbuta è fallita, noi vogliamo tornare a Tor De Cenci” racconta una ragazza di una quindicina di anni. “Ma non ho ottenuto nessuna risposta ai nostri problemi” racconta. “Ci hanno buttato lì e non si sono più interessati di noi né a come stiamo”.

IL RESTO DEL CAMPO – “L’avevo detto io che non bisognava spostarsi da qui” racconta con un sorriso un anziano appartenente al gruppo di rom che invece non aveva accettato il trasferimento. “Qui c’è la nostra casa, i nostri figli vanno a scuola qui, conosco le insegnanti. Non me ne voglio andare” racconta invece Hasib. “Mio figlio ha studiato ed è diventato un parrucchiere lavora in centro. Ha anche cercato un appartamento in affitto ma sulla carta d’identità italiana c’è scritto che abita qui. Chi ti affitta una casa?” domanda Hasib che spiega come nel 2002 molte famiglie del campo si sono iscritte alle liste per ottenere un alloggio popolare.

IL TAR – Tra gli abitanti del campo l’attesa è tutta per mercoledì quando il Tribunale del Lazio si pronuncerà sulla validità o meno dell’ordinanza di sgombero contro cui hanno fatto ricorso alcune famiglie del campo. Ad agosto era stata accolta l’istanza cautelare e sospeso l’esecuzione. Mercoledì la decisione definitiva. “Per realizzare La Barbuta hanno speso 10 milioni di euro, per allargare il campo di Castel Romano (altro campo che sorge sulla Pontina più lontano dal centro abitato, dove il comune vorrebbe mandare parte dei rom, ndr) ne hanno spesi due. Qui ci sono già gli allacci per l’elettricità, le fogne e l’acqua corrente. Perché non lo ristrutturano spendendo molto meno?”.

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