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Venerdì, 19 Aprile 2024
Spinaceto Spinaceto / Via Padre Romualdo Formato

Siringhe, preservativi usati, panchine divelte. Il lato oscuro di Spinaceto

Via Formato, tra le case dell'Ater e quelle del Comune, alberga un degrado infinito. Al riparo di lampioni rotti da vent'anni, succede di tutto. Ma nessuno interviene, nonostante i solleciti

Via Formato è un’enclave di Spinaceto. Visibile dalla Pontina, con i suoi alti palazzi grigi, è situata a metà strada tra il campo nomadi e la villa Romana.Con il primo condivide la condizione di disagio sociale, di emarginazione, di carenza dei servizi. Con la villa Romana, invece,  contende per il numero di ruderi affioranti.

Le antiche vestigia di via Formato.  Una sorta di memoria storica, di vestigia appartenenti ad una civiltà scomparsa e mai più tornata. Via Formato, con le sue panchine di legno divelte alla radice,i suoi tombini rubati ed i lampioni arrugginiti, fa tristezza. Un tempo, si intuisce da un superstite recinto in cemento (forse una pista da pattinaggio) doveva essere popolata da molti bambini. Le case, qui, costruite tra gli anni sessanta e settanta, avevano spazi condivisi. E rapidamente abbandonati.  Come il playground da basket, uno dei primi a Roma, di cui conserva solo un macero tabellone senza rete né altro.

La testimonianza. Incontriamo un residente. Si ferma. Cominciamo a parlare. “Io abito qui dal ‘78” dice indicandoci il palazzo. Si trova dietro ad un parcheggio, dove cominciamo a scattare qualche foto. “Qui la notte non c’è l’illuminazione – ci fa notare, additando ai lampioni arrugginiti. Ce n'è uno addirittura adagiato sulle fronde di un pino –  La sera si riempie di delinquenti, tossicodipendenti, persone che, mentre passeggi col cagnolino, te le ritrovi nude” spiega, aiutandosi con un gesto inequivocabile.

Antiche Vestigia Via Formato

Non interviene mai nessuno. Una situazione simile a quella conosciuta in altri quartieri, nel territorio del XII municipio come in altre aree della Capitale. Con la differenza che qui, il degrado, sembra essersi incancrenito. Le vestigia, dal playground all’ex pista di pattinaggio, dai lampioni alle panchine, sono state abbandonate da secoli.
“Noi abbiamo fatto segnalazioni al Sindaco – ci spiega il residente, al secolo Ottavio Falsini, professione guardia giurata – all’Ufficio Tecnico, al Dipartimento XIII e III, in via della Moretta e via Verazzano. Purtroppo non interviene nessuno e resta tutto abbandonato. Viene giusto l’AMA, di tanto in tanto, a tagliare l’erba”.

"Qua si vengono a bucare". Nel frattempo notiamo anche un pino con un ramo spezzato, chissà da quanto, che rende difficoltoso l’accesso a quel parcheggio. La strada, in aggiunta, è piena di buche e gibbosità causate dalle radici dei pini, che crescono incuranti del disastro circostante.
 “Spesso ci portano le macchine ed i motorini rubati – spiega Ottavio – io e pochissimi altri segnaliamo queste situazioni ai carabinieri ed ai vigili urbani. In più devi stare attento a dove cammini, perché, visto che qua rimane tutto buio, si vengono a bucare. E rischi di pungerti i piedi. Laggiù, ad esempio – dice indicando un palazzo grigio – è proprio pieno e tocca starci attenti”.

Degrado e degrado. Tornando a casa, mi viene in mente che, a meno di cinquecento metri, Fulvio vuole realizzare un villaggio auto costruito per i senza dimora. E che, nell’altra direzione, sempre a pochi passi, c’è il Campo Nomadi. Due esempi d’insediamenti, additati come espressione d’un degrado assoluto. Probabilmente solo perché una parte di via Formato, la notte, rimane al buio. E si nasconde. Dopotutto, “occhio non vede, cuore non duole”.
 

 

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