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Vitinia: abbandona il figlio disabile e viene arrestato

Mentre Belviso (Pdl) pensa di far costituire il Comune come parte civile, l'opposizione (Sel) sottolinea la grave assenza delle istituzioni

"Il drammatico evento accaduto in Vitinia, ferma la responsabilità dell’autore dell’inconsulto gesto, non può non obbligare le istituzioni e le forze politiche, locali, nonché comunali, a soffermarsi sui drammi vissuti da famiglie in condizioni di palese disagio”.

Questa la valutazione di Alessio Stazi, neo coordinatore di SEL nel Municipio XII EUR.

Il fatto tristemente noto, di un uomo di 56anni, residente a Vitinia, arrestato con le accuse di abbandondo di incapace, sequestro e maltrattamenti in famiglia, è ormai noto.

Aveva lasciato il figlio, disabile intellettivo, in uno scantinato degradato, saturo di escrementi canini, chiudendolo dentro. La motivazione addotta dall’uomo era stata considerata agghiacciante: “voleva passare delle ore con gli amici”.

“Quanto accaduto a Vitinia è un atto aberrante per il quale risulta difficile trovare altre parole che possano sintetizzare lo sdegno per un fatto così grave e riprovevole” ha commentato l’assessore alle Politiche sociali di Roma Capitale, Sveva Belviso.

Ma cosa c’è di veramente delirante, nel voler passare del tempo in compagnia dei propri conoscenti? Il reato di abbandono rimane, ma non soltanto, evidentemente, da parte del padre. E’ impossibile non citare la latitanza delle istituzioni, di sovente assenti sul piano assistenziale nei confronti di persone con disabilità intellettiva.

E’ questa la considerazione, amara ma realistica, del coordinatore municipale di SEL.

“La mancanza di welfare, di strutture predisposte alla tutela di casi come questo mostra la distanza dei palazzi della politica dai cittadini – prosegue Stazi, auspicandosi che – il triste evento sia quanto meno da monito alla maggioranza comunale, al Sindaco Alemanno, intenti all’approvazione di un bilancio che ad oggi perpetua i tagli già presentati negli anni passati”.

Ma l’Assessore Belviso, propone un’altra ricetta: “Per essere vicini al ragazzo, Roma Capitale si costituirà parte civile nel processo in quanto atti così violenti, perpetrati nei confronti dei cittadini più fragili, siano sempre adeguatamente puniti”.

La pena detentiva non si discute. Ma la solidarietà espressa dal Comune, a fronte della scarsa attenzione mostrata sul tema delle persone con disabilità e della loro relativa inclusione sociale, è necessariamente una forzatura. Da evidenziare.

 

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