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Ippodromo Tor di Valle: finisce una storia d'amore durata oltre cinquant'anni

Il passaggio di proprietà prelude al cambio di destinazione dell'area. Legambiente "Si sfruttano i tifosi per cambiare destinazioni d'uso e raggranellare bei soldi"

Lunedì 15 rappresenta una data importante. Una sorta di spartiacque, in un settore fortemente in crisi. Il velodromo di Tor di Valle passa in consegna ad una nuova società, dalla SAIS alla EURNOVA. Si tratta di una staffetta dall’alto valore simbolico. Segna la fine di un’era, e mette definitivamente la parola fine ad un’attività che, nel quadrante, aveva offerto occupazione, ma anche regalato sogni, speranze e perché no, illusioni e dispiaceri.

LA FINE D'UNA STORIA - La stagione delle corse a Tor di Valle, tuttavia, non si esaurisce con la giornata di lunedì 15. La chiusura dell’impianto alle attività sportive, infatti, risale al primo febbraio scorso. Tuttavia, oggi si chiude una pagina, quella legata ai cavalli e ad un ippodromo che aveva continuato ad ospitarne, circa centocinquanta, nonostante la cessazione delle attività. Finisce un capitolo, in attesa di scriverne un altro. Questa volta legandolo ad un altro sport nazionalpopolare. Quello che lo è per antonomasia: il calcio. Non è un mistero, infatti, che l’area sia destinata alla realizzazione del nuovo stadio della Roma. La società capitolina, nei giorni scorsi ha incontrato anche il sindaco di Roma. In quell’occasione i dirigenti giallorossi Mark Pannes, Italo Zanzi e Mauro Baldissoni , hanno dato appuntamento alla città per il mese di settembre. Al ritorno dalle ferie, infatti, potrebbe essere presentato il progetto che prevede la nuova urbanizzazione dell’area.

AREE AGRICOLI E VINCOLATE - L’operazione presenta comunque dei lati oscuri. Al di là delle forti perplessità dei residenti, che temono il blocco del traffico veicolare, oltre che la distruzione del paesaggio, si registrano anche le critiche di Legambiente. Pochi giorni fa Lorenzo Parlati, presidente dell’associazione ambientalista, attraverso un comunicato aveva fatto emergere tutta la propria contrarietà nei confronti dell’operazione. “L’area di Tor di Valle comprende aree agricole e vincolate non suscettibili di trasformazione urbanistica, se non con un’ importante modifica dell’attuale piano regolatore che dovrà passare al vaglio degli organi comunali, provinciali e regionali oltre che delle Sovrintendenze.  Non si può continuare a giocare con le passioni dei tifosi – concludeva un’ampia riflessione Lorenzo Parlati – realizzare stadi di proprietà delle società di calcio,  serve solo a provare a cambiare destinazione d’uso a terreni non edificabili, raggranellando un bel mucchio di soldi”. Comunque la si voglia considerare, l’operazione in corso ha già prodotto un risultato importante. La fine di una relazione, quella di Tor di Valle e del suo ippodromo, durata oltre cinquant’anni.

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