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Tor dé Cenci: le ragioni dei residenti che vogliono il trasferimento dei Rom

Il Comitato di Quartiere, attraverso una lunga lettera, spiega quali sono le motivazioni e le aspettative dei residenti di Tor de' Cenci nei confronti della chiusura del Campo Nomadi

Dopo l’incontro di giovedì, durante il quale il Cardinale Vallini, in compagnia di una delegazione, ha visitato il Campo Nomadi di Tor de’ Cenci, si è scatenato il putiferio. Un inseguirsi di dichiarazioni, principalmente di matrice politica, sulle ragioni del sì contrapposte a quelle del no, rischia di oscurare le ragioni profonde che, nel corso degli anni, hanno reso difficoltosa la convivenza tra i residenti ed i Rom.
Ne diamo conto attraverso una lettera che Massimo Tesei, Vice Presidente del Comitato di Quartiere, mi indirizza. Per favorirne la lettura, poiché risulta esser lunga 4 pagine, ne riportiamo i passaggi salienti.

La lettera del Comitato di Quartiere. "Caro Fabio, sembra fatto apposta ma così non è. Mi trovo ancora una volta a dover polemizzare, seppure con animo sereno, sul tuo articolo relativo alle valutazioni sulle visite “importanti” al campo nomadi di Tor dé Cenci.
Nessuno ha invitato i residenti. In occasione dei due incontri hai evidenziato che il CdQ non era presente.  Ebbene, nessuno si è premurato di invitarlo, secondo perché non intendiamo dare fiato ai difensori del mantenimento del campo che, dopo anni di assoluto silenzio, danno ora fiato alle trombe dell’integrazione e del diritto alla permanenza per salvaguardare la frequentazione dei minori alle scuole del quartiere.

Buonismo e lassismo. Anni in cui il campo è degradato a livelli indegni di un paese civile e dove neanche la tragica fine di una giovanissima vita innocente ha prodotto interventi di qualsivoglia rilievo. Nell’ondata di buonismo travolgente che permea queste iniziative cogliamo un atteggiamento di assoluta ipocrisia. Difesa ad ogni costo e aperta derisione dei residenti nelle aree prospicienti il campo.

Le proteste dei residenti. Gli altri residenti si battono perché cessi l’altrettanto inveterata abitudine di svuotare i cassonetti dell’immondizia rovesciandone il contenuto in strada abbinata al saccheggio dei cassonetti della Caritas con dispersione, sempre in strada, dei capi non graditi ma che potrebbero essere utili a tanti bisognosi magari non rom. Per non parlare dell’assalto alle scuole soprattutto quelle dell’infanzia saccheggiate ed assediate.

Vietate ingerenze politiche. Nessuno sembra voler dare ascolto a queste esigenze e taccia chi le prospetta di qualunquismo o peggio di razzismo. Ecco perché i residenti di fronte alla prospettiva di veder risolti i propri problemi chiedono la chiusura del campo ed il trasferimento dei suoi residenti. Alla luce del sole senza manovre di seconda linea o complotti o fiancheggiamenti politici. Bianco o nero, azzurro o rosso, verde o giallo chiunque si fa carico di ascoltare le richieste di aiuto è ben accetto. Se poi qualcuno sceglie di schierarsi contro tali esigenze non può lamentarsi se non riceve consenso.

La difficile convivenza. Siamo coscienti che il problema dei nomadi è complesso e non si risolve a colpi di interventi autoritari. Come siamo coscienti che non è spostando il problema in altro luogo che si trova la soluzione. Ma diciamolo ai residenti in prossimità del campo. Vedrai che la risposta è semplice e onesta. Se non c’è autorità in grado di far rispettare la legge, imponendo il rispetto delle regole, allora toglieteci il problema.

Lo spauracchio dell’integrazione. Mi vien da ridere (di rabbia) a leggere certe pubbliche dichiarazioni. Filosoficamente encomiabili ma di difficile attuazione nella convivenza quotidiana. Integrazione, comprensione, impegno.
Quale integrazione? Alcuni minori che frequentano la scuola?  E le altre decine che vagano, sfruttate, per chiedere elemosina o mettere in atto scippi e furti?   E i furti dei tombini e dei coperchi dei contatori?    Cosa rappresentano, espressioni di stima nei nostri confronti?


La manifestazione del dissenso. Noi quando abbiamo organizzato il convegno sul campo nomadi abbiamo dato voce a tutti. Anche a quelli che ieri pomeriggio a fianco dei rom hanno impedito ad una delegazione di cittadini di avvicinare il card. Vallini.
Poiché i cittadini che erano lì a manifestare il proprio dissenso e che avrebbero voluto esprimere le proprie ragioni al cardinale, non hanno potuto perché non erano stati invitati, al pari del CdQ, e perché nemmeno in delegazione lo hanno potuto avvicinare.


L’incontro con Vallini. A seguito della visita nel campo, In una saletta della parrocchia una ventina di residenti, alcuni del CdQ, hanno potuto conferire con il Cardinale.  E’ stato ribadito che nessuno aveva avuto atteggiamenti razzisti e che la grande agitazione che, da alcuni anni, si è riscontrata tra la popolazione (di tutti i credo politici) è stata alimentata soprattutto dagli incedi di fili elettrici, copertoni, lavatrici, frigoriferi, ecc.  che liberano nell’atmosfera fumi densi di diossina, tanto acri che prendono la gola e nauseabondi.  Fumi che impediscono alla gente di aprire le finestre.

La necessaria osservanza delle leggi. A queste ed ad altre domande ha poi risposto il Cardinale, che ha parlato di tolleranza nei confronti dei più bisognosi, ma ha ribadito 'la necessaria osservanza delle leggi, quale presupposto indispensabile per una più facile accoglienza da parte dei cittadini'  Ha poi, più volte messo l’accento sul fatto che: 'con la mia presenza non intendo, in alcun modo, interferire con i compiti spettanti alle Autorità competenti' . Quindi nessuna indicazione né a favore, né contro il trasferimento dei Rom.
Naturalmente, con chi ha idee diverse
- conclude la sua lettera Massimo Tesei, Vice Presidente del CdQ Tor de' Cenci - ci confrontiamo quando ce ne viene dato modo".
 

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