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Spinaceto: costruirsi una casa trovando un lavoro

Il progetto, nato da una tesi di laurea, prevede la realizzare di 10 abitazioni auto costruite, a costo zero, da destinare a famiglie senza fissa dimora, facilitatori e servizi sociali. Rompendo il circolo vizioso tra disoccupazione ed emergenza abitativa

Ci sono dei progetti che sono come il buon vino. Necessitano di un lungo periodo di invecchiamento. I veri appassionati lo sanno, e sono disposti ad attendere a lungo, eventualmente  anche per anni, prima di degustarlo e di apprezzarne le doti.

Il progetto. Con la stessa determinazione, Fulvio, un residente di Spinaceto, deve aver atteso per anni. Prima di trasformare la sua tesi di laurea in un progetto concreto, ha dovuto pazientare a lungo, per ben due decadi. Ma adesso ci è riuscito, ed è ad un passo dal portare a termine il suo ambizioso progetto: auto costruire un piccolo villaggio. L’area prescelta è quella che si trova, sotto il cavalcavia che congiunge Spinaceto a Tor de’ Cenci. Tra la Villa Romana e Tre Pini, si trova infatti una zona verde “ un lotto di circa 4000mq, che appartiene a Propaganda Fide”. L’idea è semplice, ed allo stesso tempo accattivante. A spiegarla è lo stesso Furio, attraverso un video che riportiamo integralmente.
 

https://youtu.be/jNEVjs4tyz0


Un villaggio inserito nel contesto urbano. L’obiettivo, come vi vien spiegato, è quello di “realizzare 10 case di legno auto costruite, otto delle quali da destinare ad altrettanti nuclei famigliari attualmente senza fissa dimora. Una invece sarà lasciata ad una famiglia di facilitatori ed un’altra sarà la casa del quartiere, dove realizzare attività sociali dal doposcuola alle attività dei gruppi scout – chiarisce Fulvio –  in maniera tale che l’intervento non risulti un bubbone, ma che al contrario si inserisca nel tessuto urbano , offrendo dei servizi per tutti”.


Materie prime seconde e sostenibilità. I materiali necessari per effettuare questi piccoli edifici, saranno tutti di recupero . “Ci saranno i magazzini per la produzione di blocchi di legno e fibre di cellulosa, che saranno rivenduti, realizzando un sovraprodotto con cui costruire il materiale base per tirarvi su casa”. Ed a tal proposito, ogni abitazione avrà “pannelli solari che faranno da tetto e avrà un allaccio, oltre che alle fogne, alle necessarie opere di urbanizzazione primaria, ovvero acqua, elettricità e gas". Sarà realizzato un muro,  da cui erogarle, "in maniera tale che ciascuno possa decidere di costruirsi la casa gestendo lo spazio come preferisce”.Ed il bello è che si partirà semplicemente da pallet riciclati.

Lotta all'emarginazione. Ma sarebbe sciocco non sottineare l'impatto che, sul piano psico sociale, quest'opera genera. Produrre blocchi da rivendere, permette infatti di "spezzare il circolo vizioso in cui queste persone sono cadute: assenza di casa e assenza di lavoro". Con questa operazione, si risolvono entrambe alla radice. L'iniziativa è dunque meritevole di attenzione, ed anche il direttore della Caritas, a cui Fulvio l'ha sottoposta, l'ha apprezzata. “Speriamo che il sostegno spirituale ottenuto, divenga anche economico – chiarisce il residente – intanto, però, ho saputo che anche ad Ostia si stanno organizzando nella stessa maniera”.

Un progetto condiviso, dunque, Dalle importanti ricadute psico sociali. Lo seguiremo con la dovuta attenzione.

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